GENTE DI NEW YORK New York è la capitale cosmopolita per eccellenza. Crocevia di esperienze, sguardi, persone, incontri fortuiti, gesti. New York è la città delle altezze vertiginose, dei riflessi, del movimento veloce della gente per le strade, di uomini che si sfiorano per caso e che forse mai più si incontreranno. New York è la città dei grandi numeri, la patria elettiva del sogno americano, la città in cui si parlano ottocento lingue diverse. Le fotografie di Fabio Cigolini ci svelano le ambivalenze, le contraddizioni e le bellezze della metropoli: dai senzatetto racchiusi nella loro solitudine, alla stessa solitudine che accompagna ciascun individuo per le strade affollate della città, arrivando alla grande manifestazione della Maratona che ogni anno attira migliaia di sportivi. L’autore prosegue, in maniera personale ed empatica, la lunga tradizione della street photography, realizzando scatti in bianco e nero nella patria in cui questo genere ha avuto le sue origini. Impossibile non ricordare chi ha dato il via a quello che oggi è uno dei generi più praticati: Robert Frank, svizzero, classe 1924, si trasferisce nel 1947 negli Stati Uniti dove lavora come fotografo di moda per Harper’s Bazaar e come fotoreporter di grande successo. Stanco degli incarichi giornalistici, chiede ed ottiene una borsa di ricerca dal John Simon Guggenheim Memorial, primo fotografo europeo ad avere tale riconoscimento. Questa borsa di studio gli permette di realizzare tra 1955 e 1956 le fotografie che entreranno a far parte di The Americans, un capolavoro nella storia della fotografia del ventesimo secolo. Servendosi di una fotocamera 35 mm, maneggevole, pratica, leggera, coglie la vita americana nei suoi aspetti più comuni: cortei, automobili, cartelli pubblicitari, interni di bar, stazioni di servizio, autostrade nel deserto. Le sue immagini sono inquiete, rumorose e silenziose nello stesso tempo, cupe ed aggressive, suggeriscono più che rappresentare. Sono lontane dall’istante decisivo e perfetto degli scatti alla Bresson, che con il loro stile dominano la fotografia a metà secolo. Frank non ha alcun interesse verso la bellezza bressoniana, ma svela il suo amore per la realtà sia anch’essa cruda, sgradevole o banale. A bordo di una Ford Business Coupé, in perfetto stile Beat, fotografa le vie, i volti, le vetrine di 48 stati degli Stati Uniti, scattando oltre 27 mila fotografie. Scegliendone 83 per il suo libro. Non bisogna dimenticare William Klein che negli stessi anni di Frank torna da Parigi a New York dandocene un affresco sincero, diretto, imperfetto, fatto di quegli “errori” che elevano le sue scelte a linguaggio personale. Questi autori a partire dagli anni ’50 indirizzano il nostro sguardo verso ciò che si dava per scontato. Hanno permesso di creare una documentazione fatta di volti anonimi ma reali, concreti, di gesti spontanei e senza messe in scena, ci hanno permesso con la loro bulimia di immagini di camminare con loro per le strade affollate, di entrare nei bar, di correre sui marciapiedi, di scrutare la particolare ombra creata da un semaforo, di soffermarci sul riflesso di una vetrina. La generazione più giovane ne rimarrà colpita in modo profondo, da Lee Friedlander a Garry Winogrand che con il loro sguardo privo di condizionamenti, libero da pregiudizio, hanno dato il via ad un nuovo modo di guardare la realtà ed il quotidiano. Grazie a questi predecessori, oggi la street è un genere affermato e molto praticato. Uno stile che può sembrare semplice, ma che al contrario prevede alcune regole non scritte. Sicuramente la discrezione, la partecipazione alla scena e l’empatia con il soggetto, la capacità di prevedere una scena, di ritrovare nella quotidianità di tutti i giorni l’attimo irripetibile. Capire la luce ed interpretarla, giocare sugli effetti delle ombre, rendere unico anche l’evento più banale, riuscire a catturare quel preciso istante dove ogni cosa si compone nella maniera perfetta. Fabio Cigolini nella Grande Mela riesce a cogliere attimi di vita reale, inondati di una luce profonda. Sono le persone ad attrarre la sua attenzione, sono i loro sguardi, i loro gesti a dare forza all’immagine. Troviamo quindi l’espressione assorta del venditore di pesce a China Town, la posa stanca dei poliziotti davanti alla vetrina di una gioielleria, la rassegnazione della clochard con il suo carrello di sacchi neri, gli sguardi persi nei propri pensieri della gente che cammina a grandi flussi sui marciapiedi della città. New York è una città molto variegata, con bellissimi edifici e grattacieli lucenti, luoghi di interesse diversi, sorprese nascoste dietro ogni angolo e un assortimento di persone, residenti e turisti, che non ha pari. L’energia, la velocità e la creatività che si toccano con mano sulle strade ogni giorno la rendono un vero paese dei balocchi per ogni fotografo. Ci sono attrazioni che sono tra le più fotografate al mondo, ma la capacità di Cigolini è stata quella di andare oltre alle banalità e puntare il proprio obiettivo sui protagonisti anonimi, sulla loro interazione con i luoghi, sul rapporto con la realtà circostante e con se stessi. Jack Kerouac, che scrisse la prefazione dell’edizione di The Americans disse: “A Robert Frank adesso mando questo messaggio: tu sai vedere” . E saper vedere è ciò che emerge in questa serie di fotografie, dove Cigolini è riuscito ad andare in profondità e trasportare il proprio bagaglio di esperienze, dando la propria cornice al mondo americano. MARATONA DI NEW YORK Quella di New York è la maratona più prestigiosa ed affollata del mondo, e si corre ogni anno dal 1970 nella prima domenica di novembre. Prendere parte a questo evento vuol dire condividerne la fatica, la gioia, il sudore. Vuol dire partecipare ad un evento di livello internazionale, in un crogiolo di etnie, volti, sguardi, sorrisi. Un momento di condivisione, di superamento delle barriere fisiche, un’emozione condivisa da migliaia di persone che lungo il percorso sostengono i corridori. Fabio Cigolini riesce a cogliere in una serie di istantanee i volti dei protagonisti, che a volte si prendono sul serio, a volte scherzano con ironia. Ci sono i volti curiosi del pubblico, la polizia che controlla ed ordina la manifestazione, i fotografi che immortalano l’evento. Una corsa che vede oltre 50 mila concorrenti, lungo i 42 km e cinque distretti di New York di percorso, circondati da un pubblico di 2,5 milioni di spettatori. Evento adrenalinico, condiviso, festoso, in cui le distanze tra gli individui si accorciano, in cui ci si sente parte di una sola grande energia. Tutte queste emozioni traspaiano negli scatti del fotografo, che con la scelta del bianco e nero rende la manifestazione fuori dal tempo, simbolo di condivisione in un momento storico particolare come quello in cui viviamo. Luisa Bondoni - storica della fotografia
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